Grandi idee per menti curiose

Ho approfittato del tempo inclemente di questo week end per leggere Mindfire – Big ideas for curious minds. L’autore è Scott Berkun un ex programmatore Microsoft che da un pò di anni ha intrapreso una carriera di speaker e consulente su creatività, innovazione e management. Il libro è una raccolta di post rivisti e rieditati tratti dal suo blog che affrontano argomenti tra i più disparati: leadership, ispirazione, gestione del tempo, pensiero creativo, come fare e ricevere critiche, … E’ sufficiente leggere l’indice del libro per farsi un’idea.

Le tesi dell’autore non sono rivoluzionarie, tuttavia il punto di vista un pò fuori dall’ottica comune e lo humor che sottende ogni passaggio raggiungono l’obiettivo di far riflettere e allargare la  visione del lettore. Le parti che ho trovato più interessanti le riporto di seguito integrate con le considerazioni che la loro lettura mi hanno indotto a fare.

Inserire in agenda tempi vuoti o, visto in altri termini, non permettere che la propria giornata sia un susseguirsi di appuntamenti senza soluzione di continuità. Questo consente di avere spazio da dedicare a sè che può anche tradursi nel non fare nulla ma quel nulla è produttivo comunque perchè permette alla mente di riposarsi e di essere aperta alla “serendipità”, a quella casualità produttiva che durante la ricerca di una soluzione a un problema specifico ti fa scoprire un tesoro (idea, intuizione) in un’altra direzione.

La fiducia nei rapporti personali e professionali è sempre più apprezzata. Semplifica la vita e riduce i costi. Dal punto di vista aziendale, se ho fiducia in un collaboratore non ho bisogno di conoscere i dettagli della sua giornata lavorativa e risparmio nell’impianto di minuziosi meccanismi di controllo. La fiducia si conquista con tutta una serie di valori che il comportamento quotidiano deve evidenziare: onestà, diligenza, correttezza, chiarezza. La fiducia è tanto difficile da guadagnare quanto facile da distruggere, il che rende l’attributo il più prezioso di tutti.

L’odio è un sentimento facile da provare rispetto all’amore perchè distruggere le cose richiede molto meno sforzo che costruirle. Però è molto meno appagante e crea isolamento. Non è un sentimento che si può negare, in alcuni casi è anche terapeutico o comunque può essere positivo se si dirige verso ingiustizie e cattiverie. L’ideale sarebbe usare la tensione che l’odio produce per creare qualcosa di positivo e questo si può fare individuando un elemento con le caratteristiche opposte all’oggetto dell’odio che in quel momento proviamo, su cui indirizzare la nostra energia.

Scott cita nel suo libro che queste riflessioni sono state a loro volta ispirate da un testo di Leo Buscaglia di cui è capitato anche a me di leggere in passato. Di Buscaglia è utile riportare il suo concetto di reazione alle difficoltà che, a mio avviso, aggiunge qualcosa in più alla dialettica odio-amore e cioè: nei momenti critici bisogna fare attenzione a porsi le domande giuste. “Le avversità richiedono azione. L’azione sorretta dall’amore porta alle soluzioni. La forza del nostro amore si rivela nel nostro modo di affrontare i problemi, di gestire le nostre frustrazioni. E’ facile essere concreti e amabili allorché tutto fila liscio nelle nostre vite. La nostra vera forza è chiamata in gioco quando la corrente della vita muta all’improvviso e temporaneamente rischia di sopraffarci.  L’amore edifica i migliori tra i superstiti. Ci insegna a non sprecare il tempo domandandoci: ‘Perché proprio a me?’, ma piuttosto a chiederci: ‘Ora che fare?’. La prima domanda produce solamente conflitti sterili e insensati, mentre la seconda sprona ad agire, senza il fardello dell’autocompatimento e di deplorazioni totalmente incongrue. Se si ama, raramente le avversità portano alla fine di un rapporto. Anzi, proprio la forza dell’amore ci aiuta a cambiare e a sopravvivere.

Quando ci si sente tristi, frustrati o annoiati non c’è migliore antidoto per risollevarsi che pensare alla propria morte. Può sembrare strano e un pò macabro ma in effetti riflettendo sul fatto che c’è tutto un mondo fatto di esperienze, luoghi e situazioni che non ho ancora provato e che rischio di sfiorare per una minima parte se penso alla brevità (per quanto si spera lunga) di quello che mi resta ancora da vivere, mi sento fortemente spronato ad uscire dall’autocommiserazione, non perdere tempo e darmi da fare.

I buoni leader sono altruisti, hanno cioè la capacità di sacrificare i propri interessi a favore delle esigenze del progetto e delle persone che lavorano su di esso. Sono capaci di sorprendenti forme di generosità. Sanno usare la persuasione e hanno l’intelligenza di capire come aiutare i collaboratori a coltivare la loro motivazione interna, l’uso del tempo e a contribuire con tutta l’energia alla buona riuscita del lavoro. A quanto evidenziato da Scott aggiungo che i buoni leader danno l’esempio con il proprio comportamento tutti i giorni.

La creatività si sviluppa con la capacità di combinare le idee. Ai giorni nostri è praticamente impossibile trovare un oggetto o un servizio che nasca da un’idea completamente nuova. Uno dei prodotti più innovativi degli ultimi anni, l’Iphone, fu presentato nel 2007 dallo stesso Steve Jobs come una combinazione rivoluzionaria tra un Ipod touchscreen, un telefono cellulare e uno strumento per collegarsi a Internet. E’ chiaro che poi nella ingegnerizzazione di un prodotto la tecnologia deve fare la sua parte ma quello che guida è l’idea. Nella nostra vita di tutti i giorni il suggerimento è quello di cambiare l’ottica con cui si vedono le cose: non più come oggetti a sè stanti o funzionali ma come fonti di ispirazione, ingredienti in attesa di essere riutilizzati, presi a prestito, reinterpreti, mescolati.


2 commenti su “Grandi idee per menti curiose”

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