Sto seguendo con molto interesse la campagna elettorale dei due sfidanti alla prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Non era mai successo prima d’ora che entrambi i candidati fossero così poco amati dal pubblico e valutati, chi per un verso chi per l’altro, alquanto inaffidabili. I rispettivi uffici marketing e pr stanno facendo un lavoro grandioso per spingere la porta degli armadi così traboccanti di scheletri e tamponare le loro uscite poco felici.
Sia Hillary che Trump hanno ben compreso che nell’era di internet la partita si gioca sui social media e a differenza dei predecessori stanno ponendo molta attenzione a tali canali. Ho trovato a riguardo molto illuminante l’intervista concessa a Tony Robbins da David Meerman Scott, economista e specialista in strategie di marketing e vendita.
Scott ha identificato due modalità innovative di utilizzo dei social con lo scopo di raggiungere l’audience più ampia possibile:
Hillary è definita una selfie ninja per la sua capacità di postare selfie che la ritraggono con i suoi sostenitori al ritmo di uno ogni 7,2 secondi. Come fa? Non scatta la foto con il telefono personale bensì si impadronisce del cellulare del suo fan e si scatta un selfie assieme: sarà poi il possessore dell’apparecchio, per forza di cose, a pubblicare l’immagine sulla propria bacheca, raggiungendo così tutti gli amici con cui è collegato.
Meno artigianale e più sosfisticato il metodo di Trump che risulta essere un maestro di newsjacking, tecnica che consiste nell’ottenere visibilità sfruttando l’attenzione degli utenti su un determinato argomento o evento rilevante. Un esempio è il live tweet che pubblicò in occasione di un dibattito che i Democratici avrebbero tenuto: lui vi avrebbe partecipato nostante fosse sicuro che sarebbe stato di una noia mortale.