Incontro del Club del 15 Giugno 2015

Commit yourself to lifelong learning The most valuable asset - Brian TracyReport della giornata

Nell’incontro che si è svolto il 15 Giugno, il Club dell’Innovazione è stato ospite di MyTaxi una start up di successo internazionale che ha aperto i suoi uffici a Milano qualche mese fa.
L’azienda, attiva nell’emergente mercato della cosiddetta mobilità 2.0, è nata in Germania nel 2009 e attualmente fa parte del gruppo Daimler che conta al suo interno oltre alla ben nota Mercedes-Benz anche le new entry Moovel e Car2go, quest’ultima presente anche in Italia.

MyTaxi ruota attono ad una app che mette in collegamento diretto passeggeri e tassisti con regolare licenza (questo è il punto più importante che la differenzia da Uber). Il cliente prenota il taxi e paga tramite la app. Sempre tramite la app è possibile valutare il servizio del tassista che è a sua volta motivato ad offrire una qualità alta in tutti i suoi aspetti di relazione con il cliente.
MyTaxi entra in diretta concorrenza con tutti i servizi di radiotaxi sparsi nelle varie città, di cui gli utenti dovrebbero ricordarsi il numero: la app nasce infatti come un unico punto di collegamento di tutte le prenotazioni di taxi, valido a livello internazionale.
Poichè si basa sulle corse di taxi regolari ha il vantaggio di garantire il massimo della sicurezza per il passeggero. Permette inoltre di semplificare la gestione delle ricevute e dei rimborsi di chi viaggia per lavoro che possono essere unificati e inviati una volta al mese all’azienda di cui i dipendenti fanno parte.
Al momento sono 300 i taxi collegati a MyTaxi e nell’intervista che il General Manager di MyTaxi Barbara Covili ha concesso a Massimo Giordani, è possibile conoscere ulteriori vantaggi dell’applicazione.

 

Al termine del suo speach Barbara ci ha delineato le linee strategiche del gruppo Daimler che con grande lungimiranza ha ben compreso che il futuro della mobilità non passa più dal possesso del mezzo di trasporto ma dal suo uso (sia che si tratti di auto, bici, trasporto pubblico,..). Considerando in maniera olistica la necessità dell’utente di spostarsi da un punto all’altro si possono progettare servizi differenzianti e innovativi.

Ettore Murciano - Industry 4.0
Ettore Murciano – Industry 4.0

Nel successivo intervento, dal titolo apparentemente provocatorio “Industry 4.0: internet non è nulla e non ha alcuno scopo”, Ettore Murciano ha delineato il futuro della nostra realtà che si avvia verso la quarta rivoluzione industriale, quella in cui le macchine, grazie all’aumento della potenza di calcolo e dei collegamenti tra dispositivi (la cosiddetta Internet of things), avranno un ruolo sempre più importante e pervasivo.
L’intervento di Ettore, e il precedente colloquio che ho avuto con lui, è stato per me l’occasione per approfondire la conoscenza del Cluetrain Manifesto il documento elaborato da un team di economisti e futurologi che più di 15 anni fa prefigurò l’impatto di Internet su mercati e consumatori.
E’ da quel documento che deriva la famosa frase “i mercati sono conversazioni” ad indicare il potere dello scambio di informazioni tra individui nel determinare la fortuna commerciale (reputazione) di aziende, prodotti e servizi. Il Manifesto, che si snoda in 95 tesi, evidenzia concetti rivoluzionari (es. i
l sovvertimento della gerarchia dei collegamenti ipertestuali delle pagine web non è solo un mero tecnicismo ma ha significati molto più estesi, fino ad interessare le stesse organizzazioni di persone il cui organigramma gerarchico è destinato a perdere valore se si vuole essere al passo con i tempi), individua con molta precisione le tecnologie abilitanti alla condivisione (email, newsgroup, mailing list, chat) e suggerisce come le aziende devono agire per non trovarsi spiazzate.
A Gennaio 2015 lo stesso gruppo ha divulgato Le Nuove Tesi Del Cluetrain Manifesto, 121 nuovi concetti tra cui “internet non è nulla e non ha alcuno scopo” ad indicare che internet non è un medium nè i suoi contenuti ma un modo di interagire con la vita reale attraverso un’interfaccia immateriale. Con i processori sempre più veloci che animano sensori interconnessi arriveremo al punto di singolarità tecnologica in cui le macchine potranno fare più operazioni di tutta l’umanità messa assieme, gestiranno attività che non saranno più appannaggio degli esseri umani e molti lavori scompariranno. All’uomo rimarrà l’unico elemento che lo contraddistingue dall’intelligenza artificiale che è la creatività. Su questa si giocherà il progresso e l’innovazione e in questo campo l’Italia ha le sue carte da giocare.

Grazia Portioli - Master Academy
Grazia Portioli – Master Academy

Grazia Portioli ha affrontato il tema della formazione e presentato un suo progetto, Master Academy, il cui numero zero ha visto la luce a Marzo del 2015 e si è concluso qualche settimana fa.
Grazia è partita dalla considerazione che le aziende che operano nel canale Business to Business hanno un intermediario, il trade, che è determinante per il successo.
Una torrefazione può produrre il miglior caffè del mondo ma non otterrà il successo che merita se il barista che usa il suo prodotto non regola a dovere la macchina o non è in grado di interagire nel migliore dei modi con la clientela.
Il successo è direttamente proporzionale alla soddisfazione, al WOW che si riesce a strappare al cliente finale.
Il trade è un fattore moltiplicativo che trasforma il prodotto in servizio, se il suo valore è prossimo allo zero lo sarà anche il servizio finale.
Le aziende che si rivolgono al mercato B2B conoscono bene questa dinamica e sanno che la formazione al trade è un «male necessario», un sicuro costo che non è detto si riveli un guadagno. Sanno anche però che la formazione può essere un meccanismo estremamente efficace per veicolare l’innovazione, evidenziare la propria presenza distintiva e fidelizzare all’uso del proprio prodotto.
Anche il trade nella maggior parte dei casi ritiene la formazione un costo o comunque un impiego di risorse (tempo) di cui è difficile quantificare a priori l’effetto moltiplicativo sul proprio ritorno economico.
Fatte queste premesse, Grazia è poi passata ad illustrare più in dettaglio le caratteristiche di Master Academy di cui tre sono altamente distintive:

  1. ha la capacità di sviluppare nel trade la consapevolezza della necessità della formazione e del cambiamento;
  2. è costruito in modo da fornire sia una conoscenza delle opportunità e minacce relative al business in cui si lavora sia gli strumenti e il metodo per dare operatività e completa applicabilità ai concettti appresi;
  3. ha una struttura modulare completamente personalizzabile per dare un servizio chiavi in mano alle aziende che hanno necessità di fornire una formazione avanzata ai propri clienti.

Il progetto pilota di Master Academy è stato realizzato per una importante azienda del mercato cosmetico e articolato in sei seminari tenuti da altrettanti relatori, ognuno competente per la materia affrontata.
I primi tre interventi avevano l’obiettivo di “aprire la mente”, di dare ai clienti la conoscenza delle tendenze nel mercato di riferimento e far nascere in loro la necessità di innovare nonchè di acquisire un metodo per ricavare le informazioni e generare idee creative da usare poi autonomamente una volta tornati a casa.
Nei successivi tre incontri si è scesi molto più nel concreto con l’obiettivo di creare una strategia di marketing e comunicazione personalizzata e applicabile dal giorno successivo.
I risultati sono stati estremamente positivi: il 100% dei clienti ha partecipato a tutti gli incontri, ha manifestato una soddisfazione di 4,4 (su scala da 1 a 5) e ha espresso il desiderio di poter partecipare ad una versione 2 dell’iniziativa.
Ho avuto l’opportunità di seguire l’evoluzione del progetto di formazione assieme a Grazia e ho potuto notare due ulteriori fattori qualificanti di questo primo numero dell’Academy:

  • una classe giustamente esigente: i partecipanti erano professionisti navigati non solo per l’esperienza nel lavoro ma anche per le iniziative di formazione seguite nel corso degli anni, quindi molto concreti e con ben chiaro in mente il risultato che volevano ottenere. Con le domande e gli stimoli hanno fatto in modo che non ci fossero cali di tensione e indotto i relatori a dare sempre il massimo;
  • la capacità di Grazia di tenere le fila di tutto il corso, trait d’union indispensabile tra le varie giornate, bravissima nel riprendere i concetti esposti dai relatori precedenti e collegarli a quelli degli incontri successivi, così da rendere evidente l’organicità del percorso e facilitare i clienti nel cogliere i nessi tra argomenti che potevano sembrare a prima vista enormemente distanti.

Queste due caratteristiche hanno permesso di «tarare» sempre meglio le giornate di formazione in base alle attese e necessità dei clienti e di creare un prodotto formativo che ha ricevuto un efficace rodaggio sul campo, pronto per essere proposto a mercati differenti.

Antonio De Bellis - Il trend dei Mooc
Antonio De Bellis – Il trend dei Mooc

Ho chiuso io la giornata con un intervento sempre sul tema della formazione, in questo caso a distanza.
Ho ripreso infatti l’argomento dei MOOC, che ho affrontato in più di un’occasione in questo blog perchè lo ritengo un efficace strumento di autoformazione per la possibilità di collegarsi alle eccellenze dell’istruzione mondiale (le più importanti università al mondo) nei tempi e nei modi più consoni per chi ha impegni lavorativi importanti.
Ho sempre ritenuto che la scuola non finisca mai e la formazione debba accompagnarci tutta la vita così da farci sentire vitali, pronti ad affrontare nuove sfide e proporre soluzioni innovative. La formazione a distanza di qualità è perfetta per la lifelong learning.
Dopo aver ripreso i concetti di base, fondamentali per l’auditorio perchè mi sono reso conto, non senza stupore, che quello dei Mooc è ancora un argomento di nicchia, ho evidenziato le novità principali che in sintesi sono:

  • una crescita negli ultimi mesi dell’interesse mondiale verso la formazione a distanza;
  • gli investimenti enormi effettuati dalla Francia in questo settore: nel 2013 la Francia non compariva neanche nella classifica delle prime 15 nazioni per numero di frequentatori (l’Italia era decima), ora a fronte di un investimento di 8 milioni di euro del loro ministero dell’istruzione effettuato nel 2014, ha praticamente creato ex novo una piattaforma Mooc FUN con già 107 corsi universitari attivi in francese;
  • l’evoluzione del modello Mooc da gratuito a pagamento: per chi desidera un titolo di studio ufficiale è attiva una procedura di riconoscimento biometrico a distanza;
  • l’esperienza acquisita sui Mooc sta portando alcune università a proporre corsi a distanza equiparabili a quelli classici in aula anche per l’entità delle rette da pagare: il recente corso online “Corporate Innovation” della Stanford University costa 16mila dollari;
  • l’integrazione dei corsi online con i percorsi classici accademici: alcuni corsi mooc presentano una versione classica per tutti e una “integrata” con ulteriori moduli formativi per chi desidera ottenere crediti per il proprio percoso di studi;
  • l’introduzione delle Specializzazioni: più corsi uniti assieme per creare un percorso articolato di approfondimento su un argomento specifico;
  • la nascita dei corsi On Demand: non hanno una data di inizio e fine determinata ma possono essere effettuati quando lo si desidera;
  • lo sbarco sulle App degli smartphone: così è possibile seguire le lezioni ovunque ci si trovi.

Appare evidente come questo mondo sia in grande fermento ed evoluzione.
E in Italia?
A parte qualche decina di migliaia di frequentatori armati di spirito di sacrificio e pazienza che si collegano alle 9 di sera con studenti all’altro capo del mondo per fare esercizi e lavori di gruppo, sembra non esserci altro. Sulla piattaforma principale Coursera sono stati attivati in tutto 7 corsi da parte di due università (Bocconi e Sapienza). Il mondo accademico appare impermeabile a questo fenomeno di nicchia per geek smanettoni 🙂

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