Dal MIT il futuro dell’innovazione tecnologica

La settimana scorsa si è tenuta al Massachusetts Institute of Technology l’annuale conferenza Inside Out in cui la presentazione di un numero straordinariamente vasto e variegato di progetti all’avanguardia fa emergere le possibili evoluzioni della tecnologia e del design.

Il comune denominatore delle proposte è l’integrazione della tecnologia negli oggetti di uso quotidiano con l’obiettivo di rendere facile e immediata l’interazione tra uomo e ambiente circostante. Alcuni progetti si spingono oltre ed esplorano il campo dell’informazione “aggiuntiva” che si può trasferire all’utente. Questa sorta di realtà aumentata è quella per me più interessante perchè ricca di tante possibili applicazioni e qui focalizzerò l’attenzione di questo post. Non tutte le innovazioni avranno uno sviluppo immediato e per alcuni mesi continueranno sicuramente la loro vita di prototipi, tuttavia è importante il loro effetto catalizzatore, la capacità cioè di alimentare ulteriori idee di utilizzo e applicazione.

Come rendere visibile l’intangibile

I progetti del gruppo Object Based Media hanno proprio questo obiettivo. La loro ultima realizzazione (un canestro da basket con una rete che monta al proprio interno una serie di sensori) permette di misurare la forza di una schiacciata a canestro durante una partita di basket e di trasmetterla a video a chi sta assistendo all’incontro da casa. Gli eventi sportivi potranno beneficiare di un ulteriore possibilità di coinvolgimento dello spettatore e non sarà lontano il momento in cui sarà sufficiente indossare un guantone da portiere per ricevere le stesse sensazioni della parata che il numero uno della squadra del cuore ha appena effettuato in quel momento.

Un progetto avveniristico è lo sviluppo dell’harwdare che ha permesso qualche settimana fa la realizzazione di un concerto in cui Tupac Shakur, un artista morto più di quindici anni fa, è salito sul palco nella sua versione olografica e ha interagito con gli altri cantanti. Come si può notare dal video il realismo è impressionante. Questa installazione apre la strada non solo alla resurrezione digitale di altri grandi artisti (si parla già di Michael Jackson, Freddy Mercury e Jim Morrison) ma anche alla “democratizzazione” dell’olografia e al suo utilizzo più vasto nell’ambito degli eventi e della comunicazione interattiva.

Il team di Pattie Maes, famoso per aver realizzato qualche anno fa la piattaforma Sixth Sense che permette l’interazione virtuale con il pc mostrata da Tom Cruise in Minority Report, sta lavorando sulle tecnologie che aumentano le abilità cognitive umane potenziando la percezione, l’apprendimento e il controllo degli oggetti. Ha presentato EyeRing, un anello dotato di microcamera e comandi vocali che permette di catturare l’immagine di un oggetto su cui si punta il dito, inviarlo ad uno smartphone che lo analizza e riceverne di ritorno informazioni aggiuntive. Sviluppato per i non vedenti, il sistema si arricchirà di ulteriori sensori che consentiranno l’analisi dei materiali e diventerà di utilità anche per chi ci vede benissimo ma vuole sapere se il maglioncino che sta provando in negozio è effettivamente 100% pura lana.

Altro progetto molto interessante è LuminAr Aumented Product Counter, una lampada che trasforma una qualsiasi superficie in uno schermo touch screen capace di dare informazioni interattive sui prodotti che vi sono posati sopra. Il dispositivo nasce per migliorare l’esperienza del consumatore in negozio ma si possono immaginare in prospettiva anche utilizzi molto più ampi.

L’applicazione Sparsh ci apre la visione su come si può evolvere l’utilizzo del “cloud”. Sembra un gioco di magia la possibilità di toccare un’informazione presente su uno smartphone o un pc, immagazzinarla nel proprio corpo e trasferirla su un altro pc semplicemente toccando lo schermo. In realtà questo è possibile perchè tutte le informazioni sono presenti nella rete e i terminali sono solo degli strumenti di accesso: l’applicazione non fa altro che riconoscere i dispositivi appartenenti allo stesso proprietario, si attiva quando riceve il primo comando e termina quando riceve il secondo. Da qui nasce un interrogativo: avremo in futuro una rete con tutta la potenza di calcolo possibile e dei dispositivi, pc o cellulari, sempre più stupidi?

Oggetti che aiutano a pensare creativamente

Quando i bambini sono piccoli imparano all’asilo a pensare creativamente e ad agire collettivamente. Poi crescendo perdono progressivamente questa qualità per via anche di un sistema educativo che fornisce una conoscenza settoriale e dà poche possibilità di confrontarsi con persone di età, conoscenze e culture diverse. La diversità e la collaborazione sono le basi della creatività. Il gruppo Lifelong Kindergarten si è posto l’obiettivo di aiutare a pensare creativamente costruendo degli oggetti che danno all’utilizzatore l’opportunità di creare cose nuove. Un esempio di questa filosofia è Makey Makey, un piccolo circuito stampato programmato in open source e collegabile via usb, che permette di rendere qualsiasi oggetto che ci circonda un trasmettitore di ordini al pc.

E per finire, un tool che permette di entrare facilmente nel contenuto di qualsiasi pagina web e ricrearla con le notizie che si desiderano. Ognuno di noi potrebbe crearsi creativamente la sua realtà.

Il bello sarebbe se, come in un recente romanzo di Stephen King, il mondo iniziasse a obbedirvi 🙂

4 commenti su “Dal MIT il futuro dell’innovazione tecnologica”

  1. Grazie mille per l’articolo Antonio.
    In effetti sembra che tutto si stia muovendo in una logica di semplificazione e di penetrazione e conpenetrazione digitale. Gli oggetti “semplici” basati su Arduino che interagiscono con il mondo concreto come nell’esempio di MakeyMakey stanno diventando la nuova moda anche in Italia dove una intera cultura di amanti dell’elettronica recupera le basi hobbystiche ed artigianali sotto il nome di “Makers” integrano, interagiscono ed elaborano.
    La proiezione su superfici tridimensionali che aggiunge informazioni ed interagisce con gli utenti è una vecchia idea di noi tecnici che ci occupiamo di soluzioni interattive per il retail e devo dire che in questo caso il tutto è stato ingenierizzato nel migliore dei modi.
    Per la proiezione olografica mi prendo il piccolo merito di aver aiutato a realizzare uno dei progetti più ambiziosi in questo settore ancora nel lontano 2008 dove con gli ex amici di Vizoo mettemmo in piedi una passerella digitale per Diesel a Palazzo Pitti ( http://www.youtube.com/watch?v=OawD-t3s0PQ ) poi dopo la tecnologia si è ulteriormente sviluppata fino ad arrivare alla bellissima realizzazione che hai giustamente evidenziato nel tuo articolo.
    I tuoi articoli stanno raggiungendo un livello di professionalità e approfondimento che manca in moltissimi blog e siti del settore. Complimenti!
    Beppe Andrianò

  2. Grazie mille, Beppe. Ho visto il video dell’installazione che hai realizzato per Diesel ed è realmente impressionante. Dimostra che cinque anni fa c’erano già strumenti sofisticati per creare esperienze estremamente coinvolgenti e innovative. Ora le opportunità si moltiplicano. Si tratta di metterci la volontà e la testa.

  3. Dovessi commentare in due sole parole l’ottimo sunto di Antonio non avrei dubbi: CHE FIGATA !!
    Mi occupo di innovazione da anni, seguo l’evoluzione dei gadget tecnologici, vivo a contatto con l’incubatore Imprese Innovative e con le persone e i progetti che ne fanno parte, ma quando vedo cose come queste mi emoziono ancora come un bambino! Ci sono idee, soluzioni che sembrano impossibili non solo da realizzare ma persino … da immaginare!
    Grazie ancora Antonio per averci coinvolto, senza muovere un passo dalla nostra scrivania, in questa atmosfera di … favola e fantasia! A presto ed un caro saluto a tutti gli innovatori!
    F.

  4. Grazie Francesco, il tuo entusiasmo mi entusiasma. Significa che lavorare su contenuti di qualità premia chi li produce e chi ne usufruisce. La rete offre la possibilità di condividerli da remoto e in asincrono. Ma continuo a pensare che l’incontro personale dia un insostituibile valore aggiunto. E se per il prossimo appuntamento del Club provassimo ad immaginarci un tema o a creare una scaletta di interventi la cui sola lettura induca a pensare “voglio esserci”?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.